9.02.2003

Salvador de Bahia - Candomblè e Capoeria

Capoeira é um diálogo de corpos, eu venço quando o meu parceiro não tem mais respostas para as minhas perguntas"

Na roda da Capoeira

Ritmo na luz
ritmo na cor
ritmo no movimento
ritmo nas gretas sangrentas dos pés descalços
ritmo nas unhas descarnadas
Mas ritmo
ritmo.
Ó vozes dolorosas de África!"
Agostinho Neto,
Fogo e ritmo.

Mi aspetto molto da Salvador de Bahia, ho previsto 4 giorni di sosta, mi aspetto la mescolanza della cultura nera con quella portoghese, mi aspetto una città coloniale con atmosfere magiche. Non è così. Il Pelurinho, guardato a vista dalla polizia di stato rende le nostre giornate tranquille, ma l'unica manifestazione che mi blocca affascinata per più di un'ora a guardare ammirata è la Rueda de Capoeira. Il ritmo dei tamburi batte dentro il mio stomaco, ma non rallegra, non come i tamburi caribegni, c'è della melanconia nei suoni e nelle parole. Nei movimenti perfetti della danza una cultura lontana veramente troppo lontana.

Anche il Candomblè mi affascina, ritrovo parte della santeria cubana, gli orisha quasi con gli stessi nomi, il Babalao che non si chiama Babalao, ma mae o pae de santos. Mi portano in una favela, in un terreiro, una sorta di chiesa e mi pregano di vestirmi di bianco. Mi seggo per terra e per due ore le divinitá assimilabili alle forze della natura come l'acqua, il vento, la vegetazione, il fuoco, danzano davanti a me. La filosofia di vita del Candomblé, i suoi codici, le prescrizioni, gli atti rituali, tutto l'insieme di questa tradizione millenaria tramandata oralmente di generazione in generazione grazie al potere della parola, ha quindi lo scopo di trasmettere e rafforzare questa energia rendendo così possibile la costante e armoniosa unione e comunicazione tra l'uomo, il divino e la natura.
Jorge Amado scrive: "Andate a una qualunque delle duemila case di candomblé delle diverse nazioni africane e delle nazioni indigene, nagô, jeje, ijexá, congo, angola e caboclo che si trovano a Bahia, in tutte sarete ben ricevuti, con larghezza e signorilità: chi viene in pace entri a suo agio. (...) Il viaggiatore, che sia ricco o povero, negro o bianco, giovane o vecchio, erudito o analfabeta, a condizione che venga in pace, potrà partecipare alla festa del candomblé, dove dei e uomini sono uguali, cantano e danzano insieme: la fratellanza universale".
Dal Candomblé si impara la tolleranza.
Qualcuno si stupisce di come l'autosuggestione possa far entrare in trance alcuni dei partecipanti, qualcuno pensa che sia tutta finzione per turisti, ma nel terreiro danzano, bevono e fumano per ore sino all'alba.
Mi dico: se abbiamo potuto credere alla presenza dello Spirito Santo non si vede per quale motivo non possiamo credere al Candomblè!!!

... prossima tappa Olinda e Recife ...