9.04.2003

Olinda

Olinda, pela frente beija o mar
De águas ás vezes azuis, ás vezes cinza, às vezes clara
Pela direita, com a primogênita Recife
Que despeja sobre a mãe capital nômades sedentos de cultura e da destruição
Pela esquerda, com a filha caçula Paulista a cada passo para o afago maternal
Olinda rejuvenesce como a dança dos tempos
No Varadouro, com a relíquia do minueto
No Farol, como calor do charleston
No Bairro Novo, com repique saudoso dos baiões dos anos 50
Em Casa Caiada misturan-se rock, fanks e lambadas
A cidade quase que renasce
Pelos fundos, sepultar seus mortos e acalanta o choro das misérias nas favelas e continua a vidas nas desesperadas esperanças
Olinda, somos nós!

L'ho detto sono melanconici i Brasiliani. A Saudade, la schiavitù, i portoghesi che, a differenza degli spagnoli , hanno portato via tutto senza lasciare quelle grandi città coloniali come La Habana, Cuzco, Oaxaca, Potosì etc. Olinda è bella, piccola, ma alquanto bella, tutta in salita e all'Officina dos Sabores si mangia da dio. Un giorno e la percorri tutta, ti rendi conto di che cosa succede durante il carnevale perchè pare che il paese lavori tutto l'anno per il carnevale. Le botteghe sono piene di grandi pupazi e ci raccontano che la produzione maggiore di maschere carnevalesce avviene proprio ad Olinda. Abbiamo un hotel megagalattico con tanto di parco, piscina ed amache. Colazione ai bordi della piscina. Cerveja e caipirinha per passare il tempo e la prima ora di sole sulla pelle.

Le distanze sono enormi: decidiamo di affittare un'auto e di arrivare a Fortaleza (sono circa 1000 km.) passando per le spiagge del nord est.