9.02.2003

Rio de Janeiro

Gastei uma hora pensando um verso
que a pena não quer escrever.
No entanto ele está cá dentro
inquieto, vivo.
Ele está cá dentro
e não quer sair.
Mas a poesia deste momento
inunda minha vida inteira.
(CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE)

Il poeta mi viene in aiuto per raccontare che cos'è Rio de Janeiro. La più bella città a livello urbano che i miei occhi abbiano visto. Tanto da eserci stata, in più ripese, una intera settimana.
Camminare per Copacabana fino ad Ipanema in mezzo a gente che corre, fa ginnastica, cammina, gioca a pallone, si fa massaggiare, in mezzo a venditori di pareos, maglie con il nome di Ronaldo, cartine geografiche, noccioline americane, castagne di cajù, aragoste, gamberi, noci di cocco, macchinette che se schiacci un bottone ti inondano di acqua polverizzata dette CUCA FRESCO, collanine di semi, cani con cappottino e scarpette, attori di strada, donne grasse, donne belle, visi belli e brutti, ma sempre interessanti, neri muscolosi ed anziani ben tenuti. Ristoranti e chioschi, caipirinhas e cerveja per quattro soldi, banche, hotel con 20 piani e negozi di pietre preziose. Campi di calcio sulla spiaggia, surfisti, ciabatte infradito di plastica di cuoio, firmate, artigianali. Seni e culi che si muovono velocemente contenuti in tute di lycra ridottissime. Il Cristo dall'alto, quando non c'è foschia, vigila, protegge e benedice i suoi cariocas. Il Pao de Azucar là dove non puoi staccare gli occhi. Rio tutto questo e tanto tanto altro.


Flamengo vence e acaba com "invencibilidade" do São Caetano de Tite ... io c'ero ...


... Poi Salvador de Bahia ...