9.27.2002

La nostalgia

La nostalgia
Parlerò di Colon. Si trova abbastanza lontana da Varadero, luogo di mare dove i turisti passano 15 giorni a Cuba in villaggi organizzati a fare il loro sport preferito: turismo sessuale. Mi distrarrò un attimo da Colon per dire che faccio sempre il tifo per le jineteras (puttane) e mi fa incazzare ma così incazzare vedere vecchi bavosi con ragazze giovani, fresche, con quella pelle ambrata e quegli occhi e quel sorriso e quella voglia e gioia di vivere che regalano a chi ne ha bisogno i loro movimenti perfetti per una cena o forse un frigorifero se le loro prestazioni durano per tutta la vacanza.
Però volevo parlare di Colon. Vive lì il mio amico Juan Carlos Peña con Nena, sua madre, in una casa coloniale splendida nella sua decadenza (ah! La decadenza, che fascino, tranne la mia). Erano ricchi possidenti terrieri prima del 1959, dopo sono rimasti con 2 bellissime case e non hanno mai tentato di fuggire altrove. A Colon mi fermo sempre almeno una settimana (ultimamente un mesr) e lì solo lì divento tutto quello che mi piacerebbe essere sempre. Piango davanti al sole che tramonta dietro una palma spettinata, piango in discoteca quando al pomeriggio si fanno gli spettacoli di mimo per i bambini e J.C. distribuisce i palloncini colorati che ho portato (sempre troppo pochi) dall’Italia e rido quando Laima mi prende e mi costringe a muovere i fianchi cercando di immettere dentro questo corpo stupido quel movimento che lei aveva già a 4 anni se non prima o quando, sempre in discoteca, canta a squarciagola qualsiasi canzone con dei testi, ma dei testi con contenuti da paura. I testi delle canzoni cubane parlano di pollo, maiale, yuka, mais, tutta roba da mangiare, per intenderci o di frutti come la papaya con allusioni varie al sesso femminile, di li a comprendere che amano due cose: il cibo e il sesso, che popolo!
Quando vado a cena da Tito, è il fratello di Raul, e passo prima dal supermercato a comprare un regalo. Normalmente compro 2 saponette, 2 scatole di sapone per lavare, 2 dentifrici, 2 deodoranti e qualche altra cosa sempre dello stesso genere confezionate da me in una borsa di plastica rossa per la spesa ed un grande fiocco. E cammino lungo la strada con il mio regalo, rido e piango insieme pensando alla loro gioia e mi assale la tenerezza. La tenerezza è come l’acqua, ti dicevo, invincibile ed io li sono vinta.
Mi amano i cubani, mi amerebbero anche se mi vedessero qui?
Ho nostalgia di me la qui ora e adesso.