9.20.2002

12 agosto - Tarabuco

Occhi di bambini, volti di giovani donne, rughe di uomini e donne neppure troppo vecchi. Odore di fumo di legna bruciata per cucinare o per scaldarsi. Pelli cotte dal sole. Piedi piccoli e pieni di calli dal tanto camminare. Sacchi sulle schiene degli uomini, bambini sulle schiene delle donne. Colori di peperoni verdi, rossi, limoni gialli, polveri colorate per tingere, lane di tutti i colori, patate grandi, piccole, piccolissime, oblunghe pelate e non, carni secche, sandali fatti con i copertoni delle ruote, ancora pomodori rossi, erbe aromatiche, lunghe cortecce di cannella, sacchi di coca, canna da zucchero, medicine e pozioni in bottiglie riciclate, sigarette rudimentali e tessuti, cappelli, maglioni, gonne plissettate di tutti i colori e molto altro ancora al mercato della domenica di Tarabuco. Il mercato e loro e per loro, non fanno molto caso a noi turisti se non per offrirci i loro lavori di tessitura. Le donne tessono arazzi con scene di vita quotidiana, tessono storie, dal carnevale al compimento dei 15 anni, al matrimonio, fino alla morte e al funerale. Gli uomini tessono storie di vita interiore, diavoli rossi, scimmie con le ali, incubi notturni, animali inesistenti, fiamme rosso su nero con strani effetti psichedelici.

Parlano quechua tra loro e forse la maggioranza non conosce neppure lo spagnolo. Vanno di fretta, la strada e' loro come tutto il mercato e passando spesso ti spostano come se tu non esistessi. Si coprono se li fotografi per non perdere l'anima come in quasi tutta l'america latina, ma qui di piu' molto di piu', qui la comunita' indios vive nel suo mondo a parte.

A Tarabuco continueranno cosi' fino a quando il turismo non si accorgera' troppo di loro.