2.18.2003

Mirta Aguirre

Raul mi scrive delle cose bellissime, non posso fare a meno di tradurle:
Questo bel poema di Mirta Aguirre fu il primo che imparai a memoria, e rappresenta per me nel tempo e nello spazio il giusto momento in cui presi coscienza della mia diversità di spirito. Successe tanto tempo fa, avrò avuto 22 o 23 anni, l'unica volta che andai a teatro con mia madre. Lo spettacolo era stupendo una specie di teatro sperimentale, con poesia, musica e danza, niente santeria (Ochùn e Changò), una ballerina danzava una musica di Leo Brower, e Raquel Rimescolata recitava: e non arrivare arrivando e non andare via, quando è rimasto dietro e si è perso...... Era un sabato notte, non mi ricordo di che mese e di che anno, ma non c'è occasione in cui, rileggendo questo poema, che la mia memoria non viaggi alla velocità della luce e mi porti li e per un istante un'amara tristezza mi giri dentro, perché è questo il ricordo che mi pesa di più, che conservo con maggiore nitidezza nella mia memoria. Mia madre che dimostra tanta spiritualità in altri modi, e tu lo sai, si era quasi assopita. Fu allora il momento esatto in cui presi coscienza di una certa sensibilità, a quel tempo non immaginavo la magia di Venezia o la cosmopolita Madrid, ma mi riconobbi aborto nella mia realtà familiare e dalla mattina della domenica dopo io ed i miei iniziammo a viaggiare per sentieri paralleli ed i nostri amori parlarono lingue differenti. Quando il freddo intenso o la pioggia impertinente arricchiscono i miei dispiaceri ed i complessi di colpa diventano nostalgie, la razionalità mi ricorda che l’Italia non ha nulla a che vedere, è da quel lontano sàbado notte che io ed i miei viviamo in pianeti differenti

Tutto può arrivare per cammini
che sospettiamo appena.
Tutto può venire da dentro, senza parole
o da fuori, ardendo
e irrompere in noi, inaspettatamente,
o crescere, come crescono certe dicerie ,
senza che nessuno le ascolti.
E tutto può un giorno aprirsi nelle nostre mani
con ridente sorpresa
o con sorpresa amara, disarmante, nuda,
con la tristezza di chi si trova all'improvviso
faccia a faccia con uno specchio e non si riconosce
e si guardano gli occhi e le dita
e si cerca inutilmente il proprio sorriso.
Ed è così. Tutto può arrivare nella forma
più incredibilmente spiata,
più raramente lontana
e non arrivare arrivando e non andarsene
quando ha lasciato dietro e si è perso.
E bisogna, per quell'incontro conservare papaveri,
un po' di pelle dolce, della pesca o del bambino,
pulita per salutare.

Mirta Aguirre.